Tuesday 26 May 2015

Cultural property returned to Italy

Source: MiBACT
The Italian authorities have held a further press conference to note a further batch of cultural property from North American collections [press release]. Some have been objects that have been noted before:

1. Kalpis etrusca a figure nere con scene di delfini, databile 510-500 a.C., del pittore di Micali; Nel corso del procedimento penale della Procura della Repubblica di Roma a carico di Giacomo Medici, con il fondamentale supporto di assistenza giudiziaria eseguita negli USA, emergeva che la kalpis, di proprietà del Toledo Museum of Art (Ohio, USA), era riconducibile alle attività illecite del noto trafficante italiano. Il CC TPC forniva all’ICE le evidenze attestanti la provenienza illecita del bene che, pur essendo inserito nell’archivio MEDICI, era stato in realtà venduto al museo statunitense nel 1982 con false attestazioni di provenienza. Sulla base delle informazioni dettagliate fornite dall’Arma, l’ICE di Cleveland e il Toledo, giungevano alla stesura di un accordo concernente la spontanea restituzione del bene all’Homeland Security Investigations – ICE e successivamente all’Italia, atto formalmente ratificato dall’U.S. District Court di Toledo. Il bene, una volta restituito e prima di essere formalmente rimpatriato, è stato in esposizione al Consolato Generale d’Italia in New York nell’ambito della programmazione dell’Anno della Cultura Italiana negli USA.

2. Cratere attico a figure rosse, del pittore di Methyse, 460-450 a.C., altezza cm. 59,69, diametro piede cm. 34,93; Il cratere, così come per la Kalpis del Toledo Museum, fa parte dei beni trafficati dal Giacomo Medici. In particolare, le evidenze attestano che Medici l’abbia venduto nel 1983 al Minneapolis Institute of Arts (MN – USA), per il tramite di una sua società di comodo (Xolian Trade di Ginevra). L’allora direttore e presidente del MIA, avendo appreso dalla stampa dell’esistenza di indagini su un cratere in collezione nella sua istituzione museale, attraverso una missiva inviata al Ministro dei Beni e delle Attività Culturali, promosse la ratifica di un accordo per la restituzione del bene ove fosse stata provata la sua provenienza illecita. In tal senso, le attività investigative del Comando CC TPC consentivano di accertare che lo scavo illecito di provenienza del cratere era identificabile in un sito dell’area archeologica di Rutigliano (BA). Successivamente, tutte le evidenze informative venivano comunicate all’ICE che, attraverso l’Ufficio di Minneapolis e la collaborazione del Museo, giungeva alla stesura di un accordo (Stipulation Order) con cui il MIA consegnava spontaneamente il bene all’Homeland Security Investigations – ICE che, successivamente lo restituiva all’Italia, con atto ratificato dall’United States Attorney ‘s Office di Minnesota. Il bene, una volta restituito e prima di essere formalmente rimpatriato, è stato in esposizione al Consolato Generale d’Italia in New York nell’ambito della programmazione dell’Anno della Cultura Italiana negli USA

3. Pelike apula a figure rosse, 340 – 320 a.C., altezza cm. 36,2;

4. Coppia di oinochoai apuli trilobati in stile Gnathia, 330-300 a.C.;

5. Stamnos apulo peuceta, VI secolo a.C., altezza cm. 23,2; Qualche tempo fa, la Sezione Elaborazione Dati del Comando CC TPC individuava queste straordinarie opere d’arte, in vendita all’asta Christie’s New York del 7.12.2011, tra quelle presenti nel c.d. Archivio BECCHINA. Gli ulteriori accertamenti investigativi condotti dal Reparto Operativo consentivano di accertare che tutti i beni erano riconducibili a scavi clandestini avvenuti negli anni 70-80 in Puglia. Dopo lo scavo, i beni erano giunti nelle disponibilità del BECCHINA. Le informazioni investigative, che confermavano le false attestazioni di provenienza ed origine presenti nel catalogo Christie’s così come fornite dal consegnatario e proprietario dei beni, consentiva all’ICE di sequestrare i beni che, in seguito alla confisca, venivano restituiti all’Italia. Il bene, una volta restituito e prima di essere formalmente rimpatriato, è stato in esposizione al Consolato Generale d’Italia in New York nell’ambito della programmazione dell’Anno della Cultura Italiana negli USA. 

6. Affresco a forma di medaglione raffigurante un busto di giovane donna con un amorino sulle spalle, I sec. a.C., cm. 35x35;

7. Affresco raffigurante una figura maschile, I sec. a.C., cm. 72x60 oppure 50x35;

8. Affresco raffigurante una figura femminile con lungo mantello rosso e regge con la mano destra una piccola Oinochoe, , I sec. a.C., cm. 72x60 oppure 50x35; I Carabinieri del TPC, in missione a New York per il rimpatrio di altre opere d’arte italiane, apprendevano dell’esistenza di accertamenti in atto, da parte dell’ICE di New York, sulla collezione privata di un magnate statunitense, in procinto di essere posta in vendita all’asta. Un esame sommario dei beni faceva subito ipotizzare che alcuni di essi potessero essere di provenienza illegale dall’Italia. Grazie alla collaborazione dell’ICE, che inviava tutte le effigi fotografiche dei reperti al Comando CC TPC, la SED identificava i tre affreschi, quale parziale provento del furto avvenuto il 26 giugno 1957 presso l’ufficio Scavi della Soprintendenza Archeologica di Pompei (Napoli), ricerche diramate in ambito Interpol e sul Bollettino del Servizio per le Ricerche delle Opere d’Arte Rubate edito dall’Arma dei Carabinieri. Sulla base delle evidenze investigative raccolte dal Rep. Op. TPC, l’ICE procedeva alla confisca amministrativa dei beni e alla restituzione definitiva al TPC che ne aveva rivendicata l'appartenenza al patrimonio culturale italiano. E’ opportuno evidenziare che nel corso del furto del 1957, furono asportati complessivamente sei affreschi. Nel corso degli anni, oltre i tre appena rimpatriati, il CC TPC ha recuperato tutti i beni asportati, e precisamente in: • Svizzera - 26.2.2000, affresco raffigurante pavone; • Gran Bretagna - 22.12.2008, affresco raffigurante Dioniso; • Stati Uniti – 4.12.2009, affresco raffigurante una Ministra sacrificante.

9. Un cratere lucano a campana, a figure rosse, attribuibile al pittore di Amykos, 440-410 a.C.; La foto, unitamente a quelle dei precedenti affreschi, veniva inviata dal Reparto Operativo del TPC ai colleghi dell’ICE di NY nell’ambito della consolidata collaborazione investigativa. Ed infatti, grazie agli accertamenti condotti dalla Sezione Elaborazione Dati, si individuava il bene tra quelli raffigurati nel c.d. Archivio BECCHINA. L’ICE NY procedeva quindi alla confisca amministrativa e alla restituzione definitiva al Comando CC TPC che ne aveva rivendicata l'appartenenza al patrimonio culturale italiano;

10. Askos configurato a forma di cane, IV-II sec. a.C.; La foto, unitamente alle precedenti, veniva inviata dal Reparto Operativo del TPC ai colleghi dell’ICE di NY nell’ambito della consolidata collaborazione investigativa. Ed infatti, grazie agli accertamenti condotti dalla Sezione Elaborazione Dati, si individuava il bene tra quelli raffigurati nel c.d. Archivio MEDICI. L’ICE NY procedeva quindi alla confisca amministrativa e alla restituzione definitiva al Comando CC TPC che ne aveva rivendicata l'appartenenza al patrimonio culturale italiano;

11. Una cuspide di sarcofago pestano, raffigurante Auleta, IV-III secolo a.C.; L’ufficio ICE NY faceva pervenire le foto concernenti la cuspide in pestana, segnalando che il bene, asseritamente di fattura Macedone e di proprietà di una società del Liechtenstein, in importazione negli USA e proveniente dalla Svizzera, era destinata ad un noto collezionista americano. Pur se i primi accertamenti in Banca Dati si rivelavano negativi, il Rep. Op. – avendo già investigato sul predetto collezionista, a cui aveva sequestrato numerosi beni d’arte tra i quali la bellissima fiale d’oro da Morgantina (valore 1,6 milioni di dollari) ed un bronzetto rubato al museo di Taranto, procedeva ad approfondimenti investigativi facendo effettuare una expertise del bene da funzionari del MiBACT. La relazione tecnica accertava che la cuspide era autentica e riconducibile all’area archeologica di Paestum. I successivi accertamenti presso il Museo archeologico di Paestum, inoltre, permettevano di individuare una cuspide esattamente analoga a quella localizzata negli USA. L’omogeneità di fattura, composizione dei materiali, tecnica di esecuzione e dimensioni, dimostravano che l’affresco era provento di scavi clandestini avvenuti nell’area archeologica di Paestum nei primi anni settanta. Sulla base delle informazioni fornite dal TPC, L’ICE NY riusciva ad ottenere la confisca del bene che veniva definitivamente restituito all’Italia.

12. Coperchio di sarcofago in marmo stilizzato, raffigurante donna sdraiata, epoca romana, risalente al II secolo d.C.; Recentemente, l’ICE New York inviava al Reparto Operativo TPC, le foto del bene in vendita a 4,5 milioni di dollari presso una galleria di New York. I successivi accertamenti condotti dalla Sezione Elaborazione Dati consentivano di stabilire che l’opera era stata acquistata da una ditta romana che si occupava della lavorazione di marmi. Dall’analisi del c.d. Archivio BECCHINA, inoltre, emergeva che la parte di sarcofago era stata venduta dal BECCHINA nel luglio del 1986 al collezionista e ricettatore elvetico. Contestualmente, le investigazioni dell’ICE individuavano la proprietà in un collezionista giapponese, già noto al TPC per aver restituito all’Italia migliaia di reperti che il Reparto Operativo del TPC gli aveva sequestrato poiché riconducibili ad acquisti dal BECCHINA. Nel 2014, il collezionista nipponico concordava con la Procura Distrettuale di New York, di rinunciare al diritto di proprietà sul bene, acconsentendo alla confisca a favore dell’ICE ed alla successiva restituzione a favore dell’Italia.

13. Bronzetto romano raffigurante “Marte” II sec. d.C.; In seguito ad accertamenti, la Sezione Elaborazione Dati individuava su un catalogo d’asta Christie’s New York , ove era stato posto in vendita con provenienza indicata in collezione privata anni ’80, il bronzetto del II sec. d. C.. Dalle investigazioni condotte dal Comando TPC, si riusciva a dimostrare che il bene era stato in realtà venduto nel 1991 alla Merrin Galleries di New York. L’ICE Ny, quindi, su segnalazione del TPC procedeva alla confisca del bene sulla base delle false attestazioni indicate sulla provenienza e sull’importazione negli Stati Uniti. Il bronzetto, veniva quindi restituito al patrimonio culturale italiano.

14.Un cannone a retrocarica in ferro, XVII secolo, riconducibile alla città di Venezia; Nel 2014, il bene veniva rinvenuto da personale del Custom and Border Protection di Boston nascosto all’interno di parti di un escavatore, facente parte di una spedizione proveniente dall’Egitto e diretta nel Massachusetts. Pur se risultato negativo agli accertamenti condotti sulla Banca Dati, attraverso ulteriori approfondimenti investigativi focalizzati sui fregi rilevati sul cannone, si riusciva a dimostrare la sua certa riconducibilità al patrimonio culturale italiano. Sulla base delle indicazioni fornite dal Comando CC TPC, quindi, il CBP confiscava il bene in seguito all’accertato tentativo d’illecita importazione negli Stati Uniti e lo restituiva all’Italia.

15. Un cammeo di tipologia antica con iscrizione riferibile alle cosiddette gemme gnostiche o a carattere scaramantico;

16. Frammento di ceramica, con raffigurazione di una figura mitologica, tipo Minerva, con armatura ed elmo; L’ICE di NY, nella consolidata e consueta collaborazione con il Comando CC TPC, inviava alcune foto di beni su cui vi era il sospetto che potessero provenire dall’Italia. I beni, infatti, erano stati rinvenuti in seguito ad un controllo passeggeri dell’aeroporto JFK di New York, nella disponibilità del titolare di una galleria di New York, appena rientrato da Monaco di Baviera (Germania). Pur se i primi accertamenti in Banca Dati si rivelavano negativi, il Reparto Operativo effettuava ulteriori approfondimenti investigativi attraverso una expertise da parte di funzionari del MiBACT. La relazione tecnica accertava che i beni erano autentici ed appartenenti al patrimonio culturale italiano a cui venivano restituiti da parte dell’ICE che nel frattempo ne aveva ottenuto la confisca;

17. Oinochoe configurata a testa maschile, riferibile al V- IV sec. a.C. riproducente una Nubia; La Sezione Elaborazione Dati procedeva al controllo d’iniziativa del sito web della galleria Griffin Gallery di Boca Raton (Florida, USA), accertando che una oinochoe era presente nel c.d. Archivio Medici. Le successive attività investigative del TPC ,anche attraverso expertise di funzionari archeologi del MIBACT, consentivano di contestualizzare che il bene era provento di scavi clandestini e successiva esportazione illecita. La confisca amministrativa, ottenuta dall’ICE a conclusione di una dura battaglia giudiziaria con la Griffin Gallery, consentiva la restituzione del bene d’arte all’Italia.

18. Testa votiva in terracotta raffigurante un volto maschile, III secolo a.C.; Nell’ambito del medesimo controllo al sito web della galleria Griffin Gallery di Boca Raton (Florida, USA), la Sezione Elaborazione Dati individuava una testa votiva che risultava essere parziale provento del furto avvenuto nel giugno 1982 presso un castello privato di Pratica di Mare (Pomezia, Roma). Avuta conferma dall’avente diritto, circa la rispondenza tra il bene presente alla Griffin Gallery e quello asportato, il TPC informava l’ICE di Miami che riusciva ad ottenere la confisca amministrativa del bene restituendolo all’Italia.

19. Cratere attico a campana, a figure rosse, V sec. a.C.;

20. Skyphos attico a figure rosse, pittore di Penelope, V sec. a.C.; L’ICE di NY richiedeva al TPC di eseguire accertamenti relativi all’importazione negli USA di 4 beni archeologici, di proprietà del noto ricettatore di Montreal e destinati alla vendita all’incanto presso la Christie’s di New York. Gli accertamenti in Banca Dati permettevano di individuare i due reperti tra quelli del c.d. Archivio BECCHINA. Dalle indagini, infatti, emergeva che quest’ultimo li aveva illecitamente acquisiti in Italia, rispettivamente nel 1992 e nel 1979, dal noto trafficante pugliese. Nella citata documentazione, inoltre, si rinvenivano foto polaroid riproducenti i beni appena scavati, quelle dei successivi restauri e quelle delle false expertise di provenienza, all’uopo “prodotte” dal BECCHINA. Le indagini, tuttavia, venivano supportate da relazioni tecniche effettuate da funzionari archeologi del MIBACT. Venivano confutate le notizie e i documenti di provenienza prodotte all’ICE dal collezionista canadese, attestanti la legittima proprietà dei beni (certificato di libera circolazione rilasciato dal Min. della Cultura francese) e le false fatture d’acquisto da collezioni private, documentando un collegamento tra il collezionista e i ricettatori italiani. Grazie alle informazioni dettagliate fornite dal TPC, l’ICE otteneva la confisca dei beni e la loro restituzione all’Italia.

21. Historia natural di Ferrante Imperato “Napolitano”;

22. Stirpium Historiae;

23. Rariorm Plantarum Historia Anno 1601 Book; DE CARO Marino Massimo, nel corso degli interrogatori seguìti al suo arresto (avvenuto nell'ambito delle indagini afferenti alla spoliazione della Biblioteca annessa al Monumento Nazionale dei Girolamini di Napoli), rivelava di aver sottratto numerosi volumi di botanica dalla Biblioteca Storica Nazionale dell’Agricoltura presso il Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali. In seguito, li aveva affidati ad una Casa d'Aste fiorentina per la vendita. La perquisizione, disposta dalla Procura della Repubblica di Roma consentiva di rinvenire i segni del passaggio di 17 volumi (gran parte dei quali recuperati e restituiti alla Biblioteca), tre dei quali venivano localizzati negli USA. Per la precisione: ? due libri, intitolati “Stirpium historiae pemptades sex sive libri XXX. Varie ad Auctore paullo ante mortem…dell’anno 1616” dell’autore DODOENS Rembert, e “Rarum plantarum histroia dell’anno 1601” dell’autore L’ECLUSE Charles, che erano stati venduti a un collezionista americano, per circa € 7.000,00; ? un libro, intitolato “Historia Naturale …. Nella quale ordinatamente si tratta della diversa conditon di Minere pietre pretiose e speciale altre curiosità… del anno 1672”, dell’autore IMPERATO Ferrante, che era stato venduto ad un esercizio commerciale specializzato in beni librari, per un importo di € 4.320,00. Grazie alla collaborazione dell’Immigration and Customs Enforcement (ICE), i tre libri venivano localizzati nella disponibilità di un privato e della John Hopkins University di Baltimora. Sia il collezionista che i responsabili dell'Università di Baltimora, una volta appreso che i tre volumi erano provento di furto, li consegnavano spontaneamente alle Autorità statunitensi rinunciando di fatto a qualsiasi pretesa legale sui tre beni in questione che, quindi, venivano restituiti all’Italia.

24. Frammento di pittura murale raffigurante Cristo Benedicente, cm. (h)125 x 102 x 5, secolo XII, di arte romana; Attraverso gli accertamenti eseguiti dalla Banca Dati dei beni culturali illecitamente sottratti del TPC su alcuni beni in asta Sotheby’s, veniva individuato un affresco parietale, raffigurante Cristo Benedicente, parziale compendio del furto consumato il 6.11.1978 nella Cripta ubicata a Guidonia Montecelio (RM), in località Marco Simone Vecchio. La Cripta, con i relativi affreschi, è stata dichiarata di particolare interesse culturale con Decreto Ministeriale del 26.5.1978, notificato il 28.9.1978. Individuato negli USA, il TPC si coordinavano con l’Immigration and Customs Enforcement (ICE) al fine di: - localizzare il frammento ricercato, interpellando a riguardo sia Sotheby’s New York sia l’antichità mandataria; - mettere in sicurezza l’oggetto d’arte ed identificare il proprietario/possessore dell’opera, acquisendo tutta la documentazione posseduta riguardo alla provenienza del bene. Nel settembre del 2014, a seguito di tale azione investigativa, l’avvocato dei detentori dell’affresco, ha confermato la volontà dei proprietari di restituirlo all’Italia. A seguito del N.O. dell’A.G. italiana, attraverso trattative diplomatiche con i legali dei proprietari del bene, il bene è stato rimpatriato e sequestrato presso la Dogana di Fiumicino, dove l’affresco è giunto sulla base di accordi.

25. Manoscritto del Quindicesimo secolo, trafugato nell'agosto del 1990 dagli Archivi dell'Arcidiocesi di Torino; Si tratta di una delle pagine mancanti dell'opera di origine lombarda dal titolo "Messale di Ludovico da Romagno". Le indagini venivano avviate dai Carabinieri del TPC , dopo aver individuato la presenza della citata pagina miniata sul sito web della University of South Florida, Special Collections. Con la collaborazione di quest’ultima facoltà, l’ICE di Tampa - in assistenza giudiziaria - localizzava il manoscritto nella disponibilità di due coniugi della Florida. Questi ultimi, risultavano ignari della provenienza illecita del bene acquistato legalmente negli USA. Lo straordinario manoscritto, tuttavia, veniva consegnato spontaneamente allo United States Attorney’s Office del Middle District of Florida, per la successiva restituzione all’Italia. I Carabinieri del Comando Tutela Patrimonio Culturale, con la collaborazione dei funzionari del MiBACT, sulla base delle evidenze investigative e scientifiche, hanno quindi comprovato, inconfutabilmente, la provenienza dei beni dal nostro Paese, ottenendone quindi la restituzione, attraverso eclettiche attività investigative condotte in sinergia con l’ICE, anche sulla base dei criteri contenuti nel MOU - Memorandum of Understanding – accordo d’intesa esistente tra Italia e Stati Uniti per regolare le importazioni di materiale archeologico.

These returns are a reminder of how the Italian and North American authorities are able to co-operate in order to reduce the movement of cultural property.

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Tuesday 19 May 2015

Studying Silver Plate from Gaul

My review article of Kenneth Lapatin (ed.), The Berthouville Silver Treasure and Roman Luxury (Los Angeles: The J. Paul Getty Museum, 2014) has just been published by BMCR [link here]. Lapatin's helpful study reminds us of what can be gained from the methodical study of a distinct group of archaeological material within a wider context of a sanctuary in Gaul. The volume also contains a discussion of Late Roman missoria, some from Italy.

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Monday 18 May 2015

Paperwork and documenting collecting histories

One of the issues that I keep mentioning is the need to authenticate documentation. Paul Barford has provided an excellent example in his discussion of material from Palmyra surfacing on eBay. He mentions an "Unconditionally guaranteed authentic" Palmyrene funerary portrait that is being offered on eBay for $13,500 (and on offer today). Its collecting history ("provenance") is provided: "Ex: European art market; Early American private collection, 1960's".

However the invoice indicates that the stela was flown from Beirut to JFK (arriving on 10 April 2006; customs entry 10 November 2006) by Malev.

So are we supposed to believe that this portrait surfaced on the European art market (no evidence posted) and then passed into an "Early American private collection" in the 1960s (no evidence posted)? And then shipped from USA to Lebanon (no evidence provided) so that it could be returned to the USA in 2006 (invoice provided).

This raises all sorts of issues not least the paperwork seen by US Customs in November 2006.

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Collaborative Working in Art Crime



One of the most passionate papers at last week's conference at Queen Mary's was by Lynda Albertson of ARCA. She was urging colleagues who work in the field of Art Crime to find how their research areas could enmesh to provide a greater working of the whole. She encouraged a helpful debate and one of the themes was how academics can engage with the press to ensure that there are informed reports on art crime. (The poor quality of reporting of looting in Syria and Iraq in some of the so-called quality UK press was noted.) ARCA should be congratulated for encouraging such inter-disciplinary research.

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Friday 15 May 2015

Ethical Collectors

I was very impressed with yesterday's presentation on Ethical Collectors by Cinnamon Stephens at Queen Mary's. It made me revisit some of my research on European and North American private collectors, and to think how some of them could have avoided acquiring toxic antiquities.

Stephens reminded us that private collectors need to understand the "red flags" in their area of collecting. This will help them to avoid 'dodgy' material. They also need to seek professional advice from academics. However we see that in the elaborate catalogues that accompanied the objects that formed part of the study I conducted with Christopher Chippindale.

I suppose the main pieces of advice for collectors are as follows:

  • check the collecting history for the object you are wanting to buy. Is the paperwork authenticated? Is there a clear paper trail?
  • can the collecting history be traced back for certain to the period prior to 1970? 
  • be prepared to walk away from an object even if it is the one that will 'crown' your collection. It could be the piece that damages your personal reputation.
  • document your acquisition: its purchase, restoration, display, or loan. This will be important should you wish to lend to a museum.



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Academics and recently surfaced antiquities

One of the discussions at yesterday's conference at the Law School at Queen Mary's related to academics working on recently surfaced antiquities. Reference was made to the "incantation" bowls that were the subject of a study at UCL and comments by Lord Renfrew in the House of Lords. A parallel was made with the papyri that are currently the subject of research at Oxford.

One solution is that UK universities need to adopt a more rigorous ethical review of research projects that involve handling potentially looted material.

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Tuesday 12 May 2015

Antiquities from Syria

Colleagues have been asking about where they can find information about objects from Syria. The ICOM Red List for antiquities from Syria can be found here.
Following reports of widespread damage and looting at cultural heritage sites in Syria, ICOM decided to publish the Emergency Red List of Syrian Cultural Objects at Risk with the aim to help art and heritage professionals and law enforcement officials identify Syrian objects that are protected by national and international legislations. In order to facilitate identification, the Emergency Red List illustrates the categories or types of cultural items that are most likely to be illegally bought and sold.
The PDF can be downloaded here.

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Forgeries and the market

One of the questions posed for later this week is 'how are forgeries placed on the market?'

I look back to my study of the 'Fitzwilliam Goddess', acquired by the Fitzwilliam Museum in 1926 [JSTOR]. The endorsement for the piece was by Sir Arthur Evans. The dealer, Charles Seltman, was known to the museum. The story of the alleged find-spot (the harbour for Knossos) was plausible. The curator was keen to develop the prehistoric collection.

We could consider other pieces such as the Getty kouros. Is it genuine? Or is it a modern creation? Look at the way that parallels were supplied. And there was the creation of a collecting history (with the wrong postal code).

Or there are Cycladic figures attributed by an expert in the field to named sculptors that have turned out to be modern creations. They share one thing in common: they did not come from a secure archaeological context.

And then there is the Amarna princess. Who authenticated it? It was believable because it had the right elements.

So how can we avoid forgeries? Perhaps by acquiring objects that have authenticated collecting histories and that come from known contexts.

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Friday 8 May 2015

The market in ancient coins and self-regulation

I have been reflecting on a series of questions to answer at a conference next week. One of them asks this, Is self-regulation the way forward?

One of the ways that this could be answered is by looking at the responses of auction-houses or galleries when 'toxic antiquities' are identified. The organisations can either open negotiations with the source countries or they can press ahead with the sale. But the second approach is not always successful because potential buyers can get 'spooked' and the objects get left unsold and perhaps unsellable.

But then there is the topic of freshly surfaced ancient coins. Does the market self-regulate? Or do national bodies have to set up procedures?

I have read with much interest the reaction to a scholarly article by a North American academic in a high profile archaeology journal that addresses aspects of this issue.

A Washington lobbyist who is paid for his services by the International Association of Professional Numismatists (IAPN) has reacted sharply to this piece of academic research, and has even complained that the author of the article shared an electronic offprint with colleagues ("provided advance copies of his article to his fellow archaeo-bloggers"). (There has also been an unsightly discussion of how those who deal in ancient coins seem to define collegiality.)

It gets worse: the lobbyist appears to misunderstand that copyright rules that restrict the author (or anyone else) from posting the article in a place where it can be downloaded for free.

And this same lobbyist has been outspoken about the movement of archaeological material removed from Syria to western markets.

And what has the IAPN said about one of its members linked to a recent incident?

It appears that IAPN spent $40,000 on lobbying for 2014, and $10,000 so far this year (to Messrs Bailey & Ehrenberg). (But I rely here on information that has been made available in the public domain to aid transparency.)

If the IAPN does not 'reign in' its paid lobbyist, it could suggest to the academic and policy-making communities that 'self-regulation' does not work in the area of ancient coins.

And, if I can use a soccer image, the lobbyist will have scored an 'own goal' and encouraged North American authorities to intervene more closely in the market in ancient coins.

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Thursday 7 May 2015

Ancient coins, find spots, and import restrictions

I note that the next number of the Journal of Field Archaeology, now published by Maney, will be including an important article on ancient coins. I am grateful to Nathan Elkins for sending me a digital offprint.

For those who would like to dismiss this research as appearing in an 'obscure journal' (and only a Washington lobbyist could write this!), can I direct readers of LM to the blibliometric data that places JFA in the first quartile of archaeological journals?

Nathan T. Elkins, Ancient coins, find spots, and import restrictions: A critique of arguments made in the Ancient Coin Collectors Guild’s "test case", Journal of Field Archaeology 40, 2 (2015) 237-43.

Abstract
The Ancient Coin Collectors Guild (ACCG) has launched multiple legal challenges aimed at undermining import restrictions on ancient coins into the United States in bilateral agreements with foreign countries. One key component of the ACCG’s argument is that the State Department has inappropriately restricted certain types of coins according to where they were made rather than where they are found, as mandated by the 1983 Convention on Cultural Property Implementation Act. Although the ACCG has thus far been unsuccessful, it has not been pointed out that existing import restrictions on coins, in fact, have been written to include coins that tended to circulate locally and that are found primarily within the borders of the country with which the bilateral agreement is made. The ACCG’s argument is thus on shaky ground. As the ACCG continues to press ahead with new litigation, it is worth drawing attention to realities and probabilities of ancient coin circulation as they pertain to protected coins.

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The market in antiquities

I have been sent a series of questions to consider prior to a workshop this coming week. Among them was this: Which agencies are best placed to interdict trafficking?

I would only like to comment on classical material. But it seems to me that there is a huge difference between being 'best placed' and actually taking action. The hundreds of objects that have been returned from North American public and private collections are a reminder that these examples of archaeological material have crossed several international frontiers: say, from Italy to Geneva; from Geneva to London; from London to New York. Yet there has been free movement through customs and other checks.

The high profile 'seizures' have been the initiative of the Italian authorities. Should it be up to 'source' countries alone?

So how do we answer the question?

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The Stern Collection in New York: Cycladic or Cycladicising?

Courtesy of Christos Tsirogiannis There appears to be excitement about the display of 161 Cycladicising objects at New York's Metropolit...